Naufragismo Magico
E’ il movimento filosofico
–pittorico da lui fondato nel 2005, il cui manifesto è nato con l’opera
“Ritorno”, ritratto di donna che torna dalle nubi del tempo e si manifesta
altera, naufraga in questa società che tutto ottunde, fiera, ella di sentimenti
solo suoi, antichi, profondi e veri.
L’insieme è avvolto da
un’atmosfera quasi magica che declina il tempo. Un presente continuo che la
cenere e il caffè, unici pigmenti
utilizzati, con la loro monocromia ed all’interno delle loro velature, aiutano
a simboleggiare, per cercare, nella loro rude essenzialità, con la giusta
alchimia di materiali e gesti, una
consolazione presente ed eterna.
Tutto questo, con il supporto di una busta, dove,
dadaisticamente, il vecchio vettore di scambio della corrispondenza, attraverso
iln suon riciclo, si trasforma in reperto ocra, con tutto il corollario di
gioia per il suo ritrovamento archeologico e di estasi emotiva, già solo per il
fatto di essere “objet trouvé”, oggetto salvato da un penoso oblìo e, insieme
alla cenere, residuo per eccellenza, riportato a nuova vita, a nuove vibranti
emozioni.
Soprattutto verso la fine
degli anni 2000, Valerio utilizza nella composizione colori naturali derivanti
da estratti di piante, radici e resine, financo pietra pomice sgretolata ed
amalgamata nel tutto, frutto della sua smisurata passione per una Natura che
considera ancora amica e sempre disponibile a regalare rispetto e comprensione
a chi a Lei si accosta con animo puro e sincero.
Con radici di chelidonia, foglie
e fiori di begonia, foglie di basilico e quant’altro, si scava più in
profondità nei segreti del Creato e si autoalimenta il circuito magico che fa
del’opera, anche della più semplice, un vero atto creativo, evocativo e senza
tempo.
L’elemento “Dada” della
creazione artistica si completa con l’utilizzo di tutti gli accessori di quella
busta giunta in Filiale e sottratta al macero: punti metallici, correzioni,
abrasioni, le diverse pieghe della stessa, interagiscono all’istante con l’idea
ed i postulati dell’artista, per formare così un “Quid novi” ,
con una fortissima valenza
suggestiva.
Si parte dalla cenere di
sigaretta, sostanza non-sostanza, per arrivare alle buste, perché anche ciò che
si consuma, può avere una sorta di anima, di memoria che può rinascere: è
compito dello sciamano riconferire dignità e regalare nuove armonie agli oggetti,
e solo il magnetismo sprigionato dalle mani nude dell’artista sull’opera può
contribuire a raggiungere questo risultato.
La cenere è immortale, come il
sentimento: la sua stesura sulla busta, al di là dell’iconografìa rappresentata, incute severi moniti, dalla
caducità delle cose alla vanità di chi troppo le ricerca, alla inanità degli
sforzi umani di cercare un senso alla realtà, in direzioni diverse rispetto al
Vero.
La cenere è nulla, e solo con
il nulla ci possiamo regalare le soddisfazioni primigenie ed infinite. Ecco
allora che il messaggio acquista più forza e sentimento, è come dire ora, o mai
più… Cenere, Caffè e Busta ocra: tutti elementi di una “melancholìa” quasi düreriana, che lenta e sola trasuda serenità
crepuscolare. Quella giusta dose di
serenità che è capace di regalarci ancora un forte messaggio di sèperanza,
pronto a naufragare magicamente in nuove ere, in rinnovati intimismi, in nuove
vite da vivere…